E’ atavico il dissidio tra mercato e bene comune. Fin dai tempi biblici in cui Gesù rovesciava le bancarelle dal piazzale del tempo, ma anche molto prima.

Emblematica è la discussione attorno ai PFAS. Sostanze perfluorurate essenziali per le applicazioni tecnologie in molteplici impieghi dal tessile al farmaceutico ma anche con notevoli implicazioni dal punto di vista sanitario. Il parlamento europeo (recentemente rinnovato) ha sovranità di legiferare in questa materia e si trova tra due opposti e legittimi interessi. Il mercato vuole prodotti sempre più performanti ed a costi sempre minori. L’istituzione che si prende carico delle spese sanitarie deve fare i contri con le patologie ed i decessi che alcune sostanze possono produrre. E’ quindi necessario un approccio scientifico serie e rigoroso per lo studio e l’approfondimento delle tematiche al fine di tutelare la salute creando meno disguidi possibili al sistema produttivo che è necessario alla sussistenza del sistema economico istituzionale.
Per questo motivo ECHA (agenzia per le sostanze chimiche, su spinta di qualche Stato Membro ha elaborato una prima e alcune altre bozze di restrizioni secondo il regolamento REACH n°1907/2006 che ha diretta implicazione su tutto il territorio europeo e anche sui produttori extra UE che importano in Europa.
La prima bozza di restrizione era molto vaga e la definizione stessa dell’oggetto di restrizione comprendeva una famiglia vastissima di sostanze (decine di migliaia) spesso non pericolose per la salute. Da questo punto di partenza però è nata l’esigenza di consultazione con tutti i portatori di interesse e di raccolta di evidenze scientifiche, economiche, produttive, cinetotossiche, ambientali ecc. al fine di avere un quadro completo e permettere al Parlamento Europeo di decidere con cognizione di causa.
A partire da alcune evidenze scientifiche ribadite da un recente studio dell’UNIPD sulla zona rossa tra Padova e Vicenza che dimostra “trovato prove di un aumento della mortalità per
malattie cardiovascolari, in particolare malattie cardiache e cardiopatia ischemica, e malattie
neoplastiche maligne, tra cui il cancro del rene e il cancro ai testicoli.“
Molto interessante però è quanto avvenuto nel 2023 durante la fase di consultazione ed eloquente il seguente grafico. Fonte https://echa.europa.eu/it/-/echa-receives-5-600-comments-on-pfas-restriction-proposal

Il 68.5% sono i contributi alla discussione legittimamente portati da aziende e associazioni di categoria.
Il 4.1% da organizzazioni istituzionali
Il restante 27.3% da persone non altrimenti connotate.
Cosa ne deriva da questo spaccato interessantissimo? Sembrea che istituzioni siano completamente schiacciate in un misero 4 % di opinioni espresse. Sebbene la scienza non sia certamente democratica il numero di evidenze avrà un peso sulle decisioni. Credo che le istituzioni dovrebbero dare un maggior contributo a queste discussioni per cercare insieme un punto di sintesi scientificamente valido e che possa tutelare il mercato ma soprattutto la salute dei propri cittadini.
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